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L’acqua: un analgesico naturale nel travaglio e nel parto

Ogni donna ha il diritto di vivere il delicato e intenso momento del travaglio di parto, come meglio preferisce, nel pieno rispetto dei suoi desideri e del suo benessere. Ogni mamma sente istintivamente cosa è meglio per sé e per il suo bambino, sia dopo la nascita che, soprattutto, durante il travaglio. Essa ricerca in questo periodo soprattutto tranquillità, sicurezza e conforto.
Qualora la donna sceglierà di utilizzare l’acqua, ritroverà tutti questi requisiti in questo magico elemento.

L’acqua aiuta non solo il corpo a reagire al dolore, ma anche la mente a lasciarsi andare e soprattutto le emozioni ad emergere. Questo perché in questo fluido la donna, riscopre l’intimità della sua casa e si sincronizza con le stesse condizioni del suo bambino che fluttua nel liquido amniotico. La mamma sente più tranquillità e rilassatezza grazie al rilascio di endorfine che aiutano il suo corpo a lasciarsi e andare, stimolando a sua volta l’ossitocina e le prostaglandine che aiutano la progressione del travaglio.

L’acqua è anche libertà: di movimento, per la donna che sente il peso della pancia alleviarsi e riesci a spostarsi con più facilità, ma anche libertà di scegliere di entrare in vasca o di abbandonarla, qualora non ne senta più il bisogno: questo non influisce sull’andamento del travaglio. Anche il partner può entrare in vasca o in doccia con lei, aiutandola a trovare il conforto di cui ha bisogno, sia moralmente, ma anche fisicamente, perché grazie al contatto fisico del  massaggio, delle carezze e dello stesso getto d’acqua, il corpo riesce a tollerare più efficacemente il dolore, secondo la teoria del cancello.

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 Quest’ultima riesce a spiegare il modo in cui l’acqua, ed altri metodi naturali, riescono a diminuire la percezione del dolore in travaglio: a livello della seconda lamina del midollo spinale, afferiscono fibre sensitive nocicettive, A- delta e C, e le fibre A beta, portanti sensibilità tattile e pressoria. Tutte queste fibre, prima di prendere contatto sinaptico con il neurone midollare, emettono un ramo collaterale, che entra in sinapsi con un interneurone produttore di un oppioide endogeno chiamato encefalina.

Le fibre provocano effetti diversi su questo interneurone: le fibre A-beta ne stimolano l’attività, aumentando la produzione di encefalina, mentre le fibre A-delta e C la inibiscono. Per tanto se una fibra A-beta è attivata da uno stimolo non dolorifico, andrà a sua volta a stimolare l’interneurone inibitorio, che bloccherà la trasmissione di eventuali segnali dolorifici fino al cervello: il cancello è chiuso, non si percepisce dolore.

Al contrario, se una fibra A-delta o C trasmette uno stimolo dolorifico, contemporaneamente inibisce l’interneurone encefalinergico, che non potrà a sua volta impedire la trasmissione dell’impulso doloroso al cervello: il cancello è aperto, il dolore viene avvertito. Quindi, se uno stimolo dolorifico e uno meccanico (pressorio, vibratorio) vengono inviati simultaneamente, il dolore sarà attenuato grazie all’azione eccitatoria della fibra A-beta sull’interneurone encefalinergico.

Questo significa che il tocco, così come il messaggio e la vibrazione, possono ridurre la trasmissione dai recettori del dolore. In aggiunta a questo meccanismo, agli interneuroni encefalinergici arrivano anche fibre nervose serotoninergiche (produttrice di serotonina) provenienti dal nucleo magno del rafe a sede tronco encefalica, che a sua volta riceve connessioni dal Grigio periacqueduttale (il GPA).

Questo è stimolato dagli oppioidi, esogeni ed endogeni, questi ultimi prodotti anche quando si fa qualcosa che soddisfa fisicamente e/o emotivamente, come l’immersione in acqua! La donna in vasca o sotto la doccia si sente immediatamente più rilassata e calma; in questo modo l’inibizione discendente è così efficace che viene percepito meno dolore; se la donna invece, diventa stanca e ansiosa, l’inibizione discendente è inefficace e la donna avverte maggiormente il dolore.[1]

L’acqua localmente ha effetto antispastico, antalgico, aumenta la circolazione e produce reazioni diverse a seconda della sua temperatura:

  • Immersione in acqua calda (36-37°C), riduce il dolore delle tensioni muscolari e allunga le pause tra le contrazioni. È in grado di diminuire gli ormoni dello stress e il tono muscolare basale, determinando il completo rilassamento e un picco di endorfine. Attraverso questi processi riesce a donare sollievo quasi immediato. A livello nervoso, attiva il sistema parasimpatico e la dimensione affettiva, con il risultato di un rallentamento del ritmo respiratorio e cardiaco.
  • Immersione in acqua temperata (dai 31 ai 35°C), crea un effetto antalgico diretto sulla contrazione: l’eccitabilità nervosa diminuisce, rallentando così la conduzione degli stimoli nervosi. Aumenta il trasporto di ossigeno, abbassa l’acidosi materna, migliora la circolazione uterina e riduce la pressione arteriosa. Ha degli effetti anche sul feto, che con l’acqua temperata riesce a mantenere la sua omeostasi termica, lo attiva e lo mette in grado di fare il suo lavoro, riducendo lo sforzo materno. In oltre il battito fetale diventa più reattivo e il suo cervello è maggiormente protetto da emorragie.

La donna può usufruire dell’acqua scegliendo tra l’immersione completa in vasca o l’uso della doccia. La prima provoca una stimolazione tattile della pelle, attivando la prolattina, le endorfine e l’ossitocina, che calma e dà fiducia. Stimola la produzione di recettori per le prostaglandine E, e ammorbidisce il SUI ed il collo uterino. Lo stimolo cutaneo che si ha con la doccia invece, è maggiore rispetto a quello che si ha nella vasca. Riesce a creare con il getto d’acqua un massaggio che può essere indirizzato nelle zone più dolenti.

Sono stati effettuati degli studi [2] sugli effetti fisiologici dell’immersione in acqua durante il travaglio, misurando i livelli ormonali, l’ansia, la percezione del dolore e la frequenza dell’attività contrattile. Le donne in travaglio spontaneo sono state immerse in acqua a 37°C per un’ora. Si è evidenziato una diminuzione dei livelli di cortisolo, di vasopressina e ossitocina, con conseguente riduzione della percezione materna del dolore e della frequenza delle contrazioni. Quest’ultimo effetto è compensato da un aumento della durata della singola contrazione, non influenzando così la progressione del travaglio.

Spesso l’intervento di una doccia o di un bagno caldo, riesce quindi a placare una situazione di stress a volte difficilmente gestibile. È molto importante agire in queste situazioni, poiché il disagio o la tensione, inducono il corpo a rilasciare gli ormoni dello stress (adrenalina, noradrenalina, cortisolo), che rallentano il travaglio. Ma mediante l’uso dell’acqua si ha una riduzione significativa del dolore già dopo un’ora, rendendo anche il post-partum meno doloroso[3], e una maggior soddisfazione delle donne.[4]

Questo elemento può far parte del travaglio delle gravide anche in altre forme oltre le classiche docce o vasche.

In che modo?

Basti pensare agli impacchi di acqua calda o fredda. In particolare: gli impacchi di acqua calda aumentano la circolazione locale, la temperatura cutanea e muscolare locale, l’attività metabolica dei tessuti, diminuisono gli spasmi muscolari, rilassano la micromuscolatura e innalzano la soglia del dolore. Possono essere consigliati ogni qual volta che la donna ha dolore, freddo o quando avverte ansia e tensione muscolare in una particolare zona: basso addome, inguine, cosce, bassa schiena, spalle o perineo.

Ci sono poi gli impacchi caldi-umidi applicati direttamente sul perineo, riuscendo a ridurre le lacerazioni di 3° e 4° grado, oltre che il dolore durante il parto e nei giorni successivi.[5]

Infine il freddo riesce a diminuire la temperatura cutanea e muscolare, rallenta il metabolismo tissutale, riduce la circolazione locale e la trasmissione degli impulsi ai neuroni afferenti con conseguente calo delle percezioni sensoriali. Quindi può essere utilizzato quando la donna riferisce dolore lombare o quando ha una temperatura corporea troppo elevata o come sollievo in caso di emorroidi dolenti.

In che modo applicare questi metodi? Ci possono essere diverse soluzioni come panni caldi o freddi, una bottiglia di acqua calda o fredda, impacchi di ghiaccio o pacchetti di silicone con gel caldo. Ovvero, qualsiasi metodo che riesca a far percepire alla donna il freddo o il caldo nella zona interessata.

Oltre che attraverso gli impacchi, l’acqua è essenziale per la futura mamma anche e, soprattutto, come bevanda. Quanto è importante idratare il corpo di una donna che sta affrontando uno sforzo che dal punto di vista fisico è molto intenso e richiede molte energie? Importantissimo. Come nella vita di tutti i giorni, come nell’allattamento, nello sport, così nel travaglio e nel parto, introdurre acqua nel corpo della donna è fondamentale: il senso di sete aumenta infatti la percezione del dolore.

Quali sono invece i benefici del parto in acqua?

L’acqua in questa tipologia di parto, protegge la fisiologia della donna e del neonato. Infatti le ostetriche si astengono dal toccare sia il perineo, che il bambino, riducendo quindi qualsiasi manipolazione esterna e rendendo il parto completamente fisiologico. Secondo studi clinici controllati e studi osservazionali prospettici, il parto in acqua riduce il ricorso ad episiotomia e di le lacerazioni di 3° e 4° grado, aumentando quelle di 1° e di 2°.[6]

Oltre che migliori esiti fisici per la donna e per il bambino, l’acqua regala sensazioni uniche e irripetibili alla futura mamma. Le regala un ricordo di amore e dolcezza che fanno superare il pensiero del dolore provato. In un gruppo di donne intervistate, il 72% di esse affermano di voler riutilizzare la vasca per un parto successivo[7]. Quante potrebbero affermare la stessa cosa dopo un parto condotto in posizione litotomica e medicalizzato? Le mamme che hanno affrontato il periodo espulsivo in acqua, hanno riferito un maggior controllo e una maggior soddisfazione rispetto a chi non aveva usato la vasca.[8]

CONCLUSIONI

Ho visto con i miei occhi e ho provato sulla mia stessa pelle l’enorme potere analgesico di questo elemento, non solo nella gravidanza, ma anche nella vita di tutti i giorni. Dopo una brutta giornata, a volte è sufficiente una doccia o un bagno caldo per farci sentire bene. E così per la gravida durante il travaglio, i momenti di maggior dolore e minor forza d’animo, sono stati risolti con l’acqua, in cui è stata ritrovata la calma e l’equilibrio.

Ecco perché come ostetrica cercherò sempre di trasmettere questo amore per l’acqua a tutte le donne che assisterò.

Credo sia importante dar loro la possibilità di sperimentarla su sé stesse, in qualsiasi forma desiderano, consigliandola durante il travaglio e informando la coppia già in gravidanza; restando però dell’idea che ognuna di loro deve avere la libertà di scegliere il modo migliore in cui affrontare il momento più importante delle vita.

 

 Ostetrica Buongiorno Alessia

 Acquamotricista® Prenatale

 

 

BIBLIOGRAFIA

[1] “Fisiologia della nascita” (Carocci faber 2017, R. Spandrio)

[2] Pubmed: “The effects of hydrotherapy on anxiety, pain, neuroendocrine responses, and contraction dynamics during labor” (Benfield RD1, Hortobágyi T, Tanner CJ, Swanson M, Heitkemper MM, Newton ER)

[3] PubMed: “To bathe or not to bathe’ during the first stage of labor” (Cammu H1, Clasen K, Van Wettere L, Derde )

[4] PubMed: “The effects of whirlpools baths in labor: a randomized, controlled trial” (Rush J, Burlock S, Lambert K, Loosley-Millman M, Hutchison B, Enkin )

[5] Aasheim V. et al. (2011) “Perineal Techniques during the second stage of labour for reducing perineal trauma” Cochrane Database Syst Rev

[6] Otigbah CM1, Dhanjal MK, Harmsworth G, Chard T. A retrospective comparison of water births and conventional vaginal deliveries.Eur J Obstet Gynecol Reprod Biol. 2000 Jul; Geissbuehler V, Stein S, Eberhard J. Waterbirths compared with landbirths: an observational study of nine years. J Perinat Med 2004;32:308–14.

[7] Torkamani S., Kangani F., Janani F. (2010), “The effects of Delivery in Water on Duration of Delivery and Pain Compared with Normal Delivery” PJMS, 26 (3), 551-5

[8] Nikodem V.C. et al (1995), “The effects of Water on Birth: A randomised controlled trial”, Proceedings of the 14th Conferences on priorities in perinatal care in south, University of Pretoria, Pretoria, 163-6.

 

  • Arthur C. Guyton, Neuroscienze. Basi di neuroanatomia e Neurofisiologia, Seconda edizione Piccin
  • Schmid V., Voglia di parto. Metodi e tecniche per gestire le doglie e ridurre il dolore, Terra Nuova Edizioni;

 

 

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